martedì 2 febbraio 2010

Les mots et les choses

Leggendo di sciacalaggi dopo i vari disastri mi sono sempre chiesta: come è possibile, davanti a tanta sofferenza? Oggi ho letto un articolo, sempre su Internazionale, che mi ha dato un’altra prospettiva sulla faccenda. Eccone, come sempre, una versione liberamente tagliata. E tu cosa avresti fatto? Prova a immaginare che la tua città sia stata distrutta da un disastro. La tua casa non esiste più e i soldi che avevi in tasca li hai spesi ormai da giorni. Non ci sono più negozi aperti, non ci sono banche. L’economia ha smesso di esistere. Il terzo giorno la fame si fa sentire e la poca acqua che sei riuscito a prendere mentre abbandonavi la casa è finita. Così decidi di uscire dal campo e di vedere se sono finalmente arrivati i soccorritori a distribuire qualcosa. Ma scopri solo che ci sono milioni di altri esseri umani come te abbandonati a loro stessi. Così quando vedi la farmacia o il supermercato con le vetrine infrante non ci pensi due volte: acchiappi una scatola di barrette energetiche e qualche litro d’acqua che potrebbe aiutarti a sopravvivere e magari a salvare la vita di altre persone. Dobbiamo bandire la parola saccheggio dal nostro vocabolario.

L’originale si trova qui: http://www.tomdispatch.com/blog/175194/tomgram:_rebecca_solnit,_in_haiti,_words_can_kill/ AntoEnglish I’ve often asked myself, reading about looting after a disaster: how is it possible in such a pain and miserable conditions? Today I read an article, in Internazionale, that provided me with another view on the matter. Here it is, in the usual personally abridged version. It starts with a question: What Would You Do? Imagine, reader, that your city is shattered by a disaster. Your home no longer exists, and you spent what cash was in your pockets days ago. Actually, there are no longer any storekeepers, any banks, any commerce, or much of anything to buy. The economy has ceased to exist. By day three, you’re pretty hungry and the water you grabbed on your way out of your house is gone. So you go out to see if any relief organization has finally arrived to distribute anything, only to realize that there are a million others like you stranded with nothing. No wonder, when you see the chain pharmacy with the shattered windows or the supermarket, you don’t think twice before grabbing a box of PowerBars and a few gallons of water that might keep you alive and help you save a few lives as well. We need to banish the word “looting” from the English language.

You can find the article here: http://www.tomdispatch.com/blog/175194/tomgram:_rebecca_solnit,_in_haiti,_words_can_kill/

3 commenti:

  1. Spesso penso e parlo con amici di come sarà il mondo con (molta) meno energia. Di solito la prima cosa che dico è che serviranno le armi, e molti si scandalizzano. Allora snocciolo tutto ciò che (non) succede senza energia. I più mi danno ragione...ma la cosa non mi riempie di gioia. Comunque dovesse succedere consiglio di piazzarsi, bene armati, nei pressi di contrale idroelettrica. Acqua e elettricità sono assicurati per decenni. Nei pressi di Roma consiglio la Centrale di Cotilia, al lago del Turano. 25 MWe in 5 gruppi, (vado a memoria) e due sole strade di accesso, facilmente difendibili. Vabbè...la smetto.

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  2. Sergio Ferraris, mi fai sorridere e mi convinci, anche se penso che quel mondo io non lo vedrò.

    Anto, la parola saccheggio non dovrebbe essere utilizzata per parlare di questi fatti. Come ti ho detto, in un paese non acefalo, come è invece Haiti, dopo una catastrofe di quelle dimensioni, i depositi di beni necessari dovrebbero esser sequestrati dallo Stato, che li dovrebbe distribuire in attesa degli aiuti e dei soccorsi. Ad Haiti invece la mia fantasia immagina che ci siano stati al tempo stesso persone che prendevano là dove si trovavano le cose di cui avevano bisogno lui e le persone a lui vicine; ma anche altre persone che approfittavano della situazione per impadronirsi di beni necessari e venderli a borsa nera.

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  3. A Sergio: molto interessante, mi dirai poi in dettaglio delle armi.Però se fossi antipatica e un pò stupida mi verrebbe da dire: allora è meglio un mondo con un pò di energia e magari senza CO2..e già sai dove vado a parare:-)). Non sono seria eh? si scherza.
    A Piero: sei d'accordo allora con la giornalista, quando dice che bisogna bandire la parola saccheggio:-). Secondo me il problema che lei aveva in mente era: non tutto quello che i media ci propinano come saccheggio lo è, attenzione. E'vero che si è spinta dal lato opposto, nel dire che non esista. Ma come dicevo, a me ha fatto riflettere e la ringrazio per questo.

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