domenica 11 aprile 2010

Intermezzo

Con tutti questi discorsi ho l'impressione, molto netta, di essermi cacciata in un ginepraio (e mò come si dirà in inglese?). Accidenti a me! AntoEnglish With all this bla bla I have the impression that I've dived myself in a quagmire. What on earth possessed me when I decided to start?!

5 commenti:

  1. Brava per il quagmire. Non mi sarebbe mai venuto in mente.

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  2. Male d’amore


    Mentre leggevo la successione dei tuoi post mi è venuto in mente ( non mi ricordo più se lo dice la Arendt o no, non controllerò perché, come sai, sono diventata pigra, oltre che ignorante) che in molte forme di male c’è una forma distorta, pervertita di amore.
    Nel film Amores Perros di Iniarritu, ad un certo punto, il Rottweiler da combattimento adottatato da un vecchio barbone, per onorare il suo padrone, gli fa omaggio dell’ abilità che più di tutte le altre sente di possedere, sterminando l’intero branco di randagi che il padrone aveva messo insieme negli anni. La scena è particolarmente cruda. Al ritorno nel garage dove vive, il vecchio trova i cadaveri dei suoi cani sgozzati a morsi e dissanguati, stesi sul pavimento in un orrida scenografia della violenza.
    Il vecchio non se la sente di sgridare il cane perché capisce le motivazioni che lo hanno spinto a mettere in scena questa tragica rappresentazione del male. Il Rottweiler ha ucciso per onorare il suo padrone, per essere primo nell’unica classifica che conosce: quella della morte e del sangue.
    E’ un cane da combattimento infatti, mica un uomo, uno potrebbe obiettare.
    Ma questo meccanismo di gratificazione del potere attraverso il male è drammaticamente un meccanismo anche umano, come tu hai giustamente ricordato seguendo Todorov e la Arendt…

    Se uno immaginasse il mondo come un immenso sistema in cui dominano pochi, isolati sadici su una massa di esecutori, potrebbe forse spiegare alcuni fra i più frequenti meccanismi del male: gli stermini di massa, le stragi dei Kamikaze, i culti delle sette sataniche, la violenza delle bande generatesi spontaneamente e alcuni perversi comportamenti che dominano le prime e le seconde linee nelle organizzazioni…E’ quello che fa la Arendt nella Banalità del male e lo fa tanto bene che non è nemmeno il caso di approfondire ulteriormente.

    Si adora il sadico a tal punto che, per adularlo, ci si sottomette a quella che si interpreta come la sua volontà a tal punto di volersene fare interpreti, anticipandola. Un atteggiamento da branco in cui i membri adorano a tal punto il loro capo da diventare per lui qualsiasi cosa. La venerazione e asservita al maschio Alfa.
    Come il Rottweiler di Amores Perros che stermina tutto il branco pur di mostrarsi come il suddito più potente. Potente ma suddito…. Potente della sua sudditanza al capo supremo.
    Si diventa così impiegati dell’uccisione, zelanti operatori del sangue, ordinati organizzatori dello sterminio, precisi ragionieri della devastazione…. Come Eichmann un grigio impiegato, con un cervello da impiegato e un cuore innamorato del Fuhrer.
    Ma se questa forma di amore deviato è la spiegazione che si può dare ad alcuni tipi di male, cosa possiamo dire del male radicale?
    Il male di chi non esegue, ma sviluppa il progetto dell’eliminazione finale, di chi arma le tasche dei Kamikaze, del sacerdote della setta satanica quale male è? Come lo si giustifica in questa logica? Che male è quello di chi lo fa per non omaggiare nessuno se non se stesso? Che male è quello del sadico? Quello del padrone nella dialettica con il servo?
    Si può spiegare il male assoluto, senza nessuna ragione, nemmeno quella perversa di amore per il potere?
    Che risposta si deve dare a quell’interrogativo che va ancora oltre al chiedersi “come qualunque individuo normale può diventare un torturatore”, ossia alla domanda che chiede “ perché esiste la tortura?”

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  3. Ciao:-),
    mi ha colpito molto il tema dell'amore perverso sotto forma del rottweiler di Amores Perros (tra l'altro non l'avevo capito nel film, grazie!). Se capisco bene tu dici che oltre o al di là del "semplice" obbedire agli ordini si venera l'ideatore del male perchè lo si ama di un amore deviato per un potente che ha giurisdizione di vita o di morte. Questo tra l'altro ha il vantaggio di spiegare lo zelo degli esecutori che la Arendt dava come un dato, almeno mi sembra a me che facesse così.
    E la venerazione del potere mi fa venire in mente Elogio alla fuga di Laborit. Lui non parla in particolare della faccenda della persona normale che diventa un torturatore, ma ha una visione dei rapporti umani (tra il biologico e lo psicologico) dominati dai temi di gratificazione e potere per cui, per uscire da un gioco perverso, malsano e illusorio, consiglia appunto la fuga, il ritiro.

    Un altro punto è che dall'inizio io tendo a negare il male assoluto. Male assoluto io lo intendo come folle, senza ragione come dici tu, quindi imperscrutabile e incomprensibile, radicalmente altro dall'umano. Tu come lo intendi?
    Mi fai rendere conto che mi sono contrata molto sugli esecutori e poco sugli ideatori, e su questo devo riflettere.
    Ritornando al male assoluto, seguendo la mia accezione, credo che gli ideatori, almeno molti di loro, delle ragioni (sbagliate certo) le avessero, e per questo possono capiti, analizzati i loro pensieri e le loro azioni e anche essere giudicati.
    inoltre, intendere il male come assoluto senza ragione,folle non è forse una protezione per noi che folli non siamo (o meglio pensiamo di non essere?). Il mio problema iniziale, come una persona "normale" possa diventare un torturatore un assassino parte proprio da qui. Certo definire cos'è normale è un ginepraio ancora più grande:-), diciamo che generalmente intendo un essere umano non completamente pazzo, che ragiona un pò, patisce un pò ecc ecc. E poi c'è un altro aspetto sempre sul male: a parlar di male, cosa che anche io faccio, non si rischia di essenzializzare le azioni malvagie?

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  4. Qualche tempo fa, in Francia è andato in onda il documentario shock "Il gioco della morte", del regista Christopher Nick, dove i (veri) concorrenti di un (finto) reality show infliggono torture agli altri giocatori. Programmato sull'emittente pubblica France 2, ha sollevato diverse polemiche in Francia.
    Ecco, in sintesi, il contenuto della trasmissione. Lo scorso aprile, 80 persone sono state selezionate per partecipare ad un nuovo reality, "Zona Estrema". Ogni concorrente in studio e' in squadra con un altro giocatore, che si trova invece isolato in una sala. A quest'ultimo viene chiesto di memorizzare alcune associazioni di parole, sulle quali gli vengono poi poste delle domande. Se sbaglia, il concorrente in studio lo deve punire, procurandogli scariche elettriche fino ad oltre 400 volt.
    In realta' e' tutta una messa in scena. Le scariche elettriche sono finte. Il giocatore che strilla dal dolore e' un attore e cosi' anche il pubblico e la presentatrice (Tania Young), che per tutto il tempo incitano i concorrenti alla tortura. Gli 80 partecipanti ignari si ritrovano cosi' protagonisti involontari di un esperimento shock: solo tre di loro rifiutano di infliggere la pena, gli altri obbediscono senza ribellarsi.
    Il film si ispira ad un celebre esperimento realizzato nel 1963 dal ricercatore americano Stanley Milgram che, studiando i meccanismi dell'obbedienza, voleva comprendere i segreti dell'adesione dei tedeschi al nazismo. Ma intanto e' scoppiato un vero e proprio caso in Francia. Il settimanale Telerama si interroga in copertina: "La tv ha il diritto di uccidere?". Il mensile Philosophie magazine si chiede a sua volta: "La televisione ci rende cattivi?".

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  5. Ciao Giulio:-)

    siamo sintonizzati:-)),dell'esperimento Milgram parlo del post Oh Diogenes 3. Me ne ha parlato qualche mese fa un mio amico, mentre lo ammorbavo con questo genere di discorsi. Certo se capisco bene la versione trash dell'esperimento, lì c'era il finto scienziato che incitava i partecipanti a infliggere le scariche elettriche e così Milgram poteva testare la sua teoria sull'obbedienza all'autorità. Ma qui che diavolo c'è? La regola del gioco? L'obbedienza alla regola del gioco??
    In generale la banalizzazione (intesa in senso comune) di certe cose mi sciocca. Anzi per me è il primo gradino di tutto il resto. Ecco perchè, pur riconoscendone la differenza, metto insieme - abusivamente e un pò provocatoriamente - chi spinge giù dal ponte un aspirante suicida e chi fotografa il corpo di uno che è appena morto d'infarto. Ovviamente quest'ultimo non sta commettendo propriamente un'azione malvagia. Ma sta banalizzando, non cogliendo il tragico, la fine di un uomo. Quanto alla televisione, tu sei molto più esperto di me. Diciamo che io non so che testa ha chi pensa i programmi, chi partecipa e chi li vede. Ma secondo te?

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